Un simbolo in due – People are strange

17 May

Viaggiando si può imparare tanto, ma questo è abbastanza chiaro.

L’aspetto più adulto del viaggio è la possibilità di conoscere e pensare. Ma anche questo è abbastanza chiaro.

L’aspetto del viaggio che mi piace di più è la possibilità di due scoperte che sommate danno un bottino per me ben poco banale.

Primo: si viaggia e si impara i simboli delle diverse culture che ci ospitano, perché anche la più triviale segnaletica stradale è un segno bello e buono. Per passare ai saluti, ai cerotti, al deodorante, ai fiammiferi e alle prese dell’elettricità. Per non parlare del cibo, delle cosiddette malattie  e della cultura stessa: è tutto un simbolo, siamo tutti ricchi di valori simbolici. Anche la nostra casa è un simbolo (funzionale).

La presa bene. La danese.

La presa bene. La danese.

Secondo: i simboli sono astrazioni che servono a semplificare la comunicazione (la comprensione a volte), l’interazione tra due persone e in generale la società tutta (anche se poi bisognerebbe capire se le persone sanno che i simboli sono simboli e che non hanno valore assoluto/globale – ma questo è un altro discorso).

Terzo: viaggiare può anche segnalare quali simboli, natii o stranieri, siano soggettivamente onorabili e quali non lo siano. Opinando poi un simbolo, se succede, il vero spirito del viaggiatore si incammina per togliere quell’aspetto, condizionato al tempo e allo spazio, del proprio universo simbolico. Insomma, si può distruggere il vecchio simbolo e magari lo si può sostituire con un altro simbolo, personale questa volta.

Penso che sia per questo che il viaggiatore (che abbia viaggiato di più o di men) diventi strano, straniero in qualsiasi posto. E come canterebbe qualcuno “People are strange when you’re a stranger – Faces look ugly when you’re alone”.

Seghe mentali conclusive: amore come soluzione o “simbolo nel fianco”?

Il viaggiatore potrebbe conoscere un viaggiatore come lui a cui raccontare i propri simboli e, se capito, sentirsi meno solo. Rimane comunque che viaggiare non è facile e che si ama la potenzialità della persona non vedendo le reali condizioni attuali. Trovarsi veramente bene in un viaggio condiviso è trovarsi nello stesso simbolo insieme. Un sogno in due.

E se anche l’amore fosse solo un simbolo?

E cosa succede quando nella comunicazione il simbolo perde il suo valore simbolico e rimane soltanto una regola che non si sa bene come recepire? E se l’amore fosse una regola?

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